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| Andrea e Simone Luschi |
Io sono quell'altro più sotto.
Ma andiamo con ordine.
La passione per i treni l'ho avuta fin da piccino, quando costringevo nonna Lucia a portarmi a Lambrate per ore. Idem zia Mirella al mare, in Liguria. Vabbè, storia comune a molti, non dilunghiamoci oltre.
Ovale Fleischmann regalato a 8 anni, con relativo smontaggio
e mai-più-rimontaggio di una bellissima locomotiva a vapore
tedesca a 4 assi motori con carrello anteriore e tender a 4 assi.
Poi, a 11 anni, uno start-set (adesso si dice così) Lima con
quella che sarebbe sempre rimasta ed è tuttora la macchina del
mio cuore, ovvero la E646, bagagliaio e carrozza UIC-X (scala
1:100 naturalmente) e, stravaganze della Lima d'antan, carrozza cinema SNCF. Attorno a quello start set costruii il mio primo vero plastico, a 12 anni, con 5 scambi elettrici e un segnale funzionante, tutto da solo, facendo i buchi nel compensato con un succhiello. Fu una grande soddisfazione davvero. Quel plastico rimase per anni nella casa in montagna, a Bratto. Naturalmente, anche quella E646 con motore G finì smontata e vivisezionata per mai più funzionare. Stiamo parlando del 1973.
Sulla E646 ci salii davvero, a Milano Smistamento, mi pare nel 1975 o giù di lì, grazie a nonno Alberto e al suo amico Faller che dirigeva se non sbaglio la squadra rialzo. In quell'occasione mi fu concesso pilotare per qualche metro una piccola locomotiva a vapore da manovra. Gaudio.
A proposito di E646: vedete sopra la mia testa? Quello è un fregio originale. Non posso dire chi me l'ha regalato, però è stato un grande regalo e l'ho restaurato personalmente ridandogli il meraviglioso colore verde magnolia delle origini.
A proposito di E646: vedete sopra la mia testa? Quello è un fregio originale. Non posso dire chi me l'ha regalato, però è stato un grande regalo e l'ho restaurato personalmente ridandogli il meraviglioso colore verde magnolia delle origini.
Poi gli anni passarono. Nel 1990 iniziò per me quella che sarebbe stata una lunghissima e fondamentale storia sentimentale. Con la scusa di far giocare i figli della mia compagna, riuscii a convincere la medesima della assoluta necessità di installare un plastico in salotto. Et voilà. Un anno a trasformare il salotto in un cantiere per il MIO divertimento. A pensarci adesso, era un orrido panettone costruito in economia con tre circuiti separati senza alcuna coerenza modellistica, storica, estetica - ma io non avevo alcuna cognizione in materia, e non c'era Internet per informarsi. La parte elettronica, inclusi i tre alimentatori per i circuiti, era totalmente autocostruita: nella foto qui sotto quel che resta del pannello di comando. La foto del plastico non la metto perché non ne vale la pena.
Quel plastico fu poi smantellato e distrutto, e ai trenini non ci pensai più per quindici anni.
Quel plastico fu poi smantellato e distrutto, e ai trenini non ci pensai più per quindici anni.
In realtà, in qualche angolo dentro di me la passione del modellismo ferroviario sapevo non essere ancora del tutto sopita, ma non credevo affatto di riportarla alla luce. Invece... invece ho incontrato quei due là sopra. Il resto alla prossima puntata.


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