martedì 24 settembre 2013

La gitarella a Follonica


Follonica non è che sia un posto tanto speciale, soprattutto in una piovosa domenica di marzo. Di brutto c'è soprattutto che per arrivarci da casa mia ci vogliono quattro ore di treno, con annessa levataccia per arrivare in tempo alla stazione di Voghera, passando da Genova (più quattro per il ritorno). Di buono c'è senz'altro il ristorante Il Sottomarino, dove la premiata ditta Luschi & Luschi ha avuto il buongusto di invitarmi per un sontuoso pranzo di mare.
Già, dice, cosa ci vai a fare a Follonica in una piovosa domenica di marzo? L'invito era a vedere uno dei plastici esposti da Andrea e Simone Luschi. Dite: ne valeva la pena? Confesso: sì. Quei due sono persone a modo, un po' muschiate come si conviene a dei maremmani veraci, ma quando ci si prende in simpatia il viaggio si fa volentieri e poi non potrò mai dimenticare i due immensi regali che mi hanno fatto e che non posso purtroppo citare, anche se uno è visibile in questo blog e l'altro avvenne due mesi prima (gennaio 2013) a Santo Stefano di Magra. Oltretutto, l'occasione è buona per conoscere altri amici di Facebook: Enrica Neala Dara (che ringrazio per la foto del plastico), Alina Maam e Michele Baragatti, che ha l'unico difetto di essere grillino. Ma gli passerà.


Insomma, già che c'ero, mi sono portato la mia E646, giusto per vederla circolare su un pezzetto di binario. Nulla a che vedere con l'ambientazione: il plastico in esposizione (eccone un dettaglio qui sopra) riproduceva la ferrovia Massa Marittima-Follonica Porto negli anni 10. Anzi, per la precisione il 10 settembre 1912.


Essendo il plastico digitale, era necessario adattare la E646 all'uopo. Ecco quindi Simone al banco di lavoro smadonnare nello scoprire che la macchina che mi era stata venduta era un discreto troiaio raffazzonato in qualche modo. Nell'altra foto, il babbo Andrea mostra il MultiMaus della Roco programmato col mio nome (non da lui, ché di digitale non ci capisce una sega) per far marciare il mio locomotore. Impresa NON riuscita dato che, appunto, la E646.071 non era propriamente in condizioni eccellenti. Pazienza. Dato che Simone deve venire a Milano la settimana ventura per la manifestazione Porte Aperte a Milano Smistamento, decide di trattenerla con sé per vedere di digitalizzarla come si deve.

Insomma: sulla via del ritorno, nelle lunghe ore solitarie di treno, pur non avendo visto la E646 in moto, cominciavo a pensare: perché tenerla su un mobile? Potrei mettere un pezzo di binario, niente di impegnativo, un pezzo di binario dritto a mo' di mensola, un diorama con un po' di vegetazione. Insomma, qualcosa di carino, via, che sarà mai?
E poi, magari, qualche carrozza, giusto per... ma no, con quel che costano.

Il germe, subdolo, infido, stava cominciando a insinuarsi.

Maledetti Luschi.

A Voghera, sul gippone la neve. Mica tanta, invero, però il ritorno a casa, stanco e affamato, a passo d'uomo lungo una A21 dove nessuno aveva avuto la bella pensata di passare uno spazzaneve fu un piccolo psicodramma.



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