giovedì 26 settembre 2013

Odore di ferrovia

La settimana dopo Follonica, Simone Luschi approda nelle civili terre di Padania per presenziare a Porte Aperte a Milano Smistamento, una simpatica manifestazione in cui grandi e piccini possono assaporare e toccare con mano i rotabili storici, incluso il treno presidenziale. Eccoci qua, io, Simone e il M° Carlo Boccadoro davanti alla E646.085 in livrea Treno Azzurro, una macchina cui sono particolarmente affezionato.


Per l'occasione, Simone mi ha restituito la mia E646.071 Rivarossi digitalizzata & restaurata da par suo con attrezzature sofisticatissime. Con la rude generosità che lo contraddistingue, non ha neppure voluto che gli pagassi il decoder Uhlenbrock che le ha piazzato sopra.


Nel tragitto tra la Stazione Centrale e Milano Smistamento, abbiamo (ho) deciso di fare un salto al negozio che mi ha rifilato il modello in questione per dire due amichevoli parole circa la vendita su E-Bay di aggeggi manomessi in modo porcino spacciandoli per "usato in perfette condizioni". La reazione del bottegaio è stata tale da convincermi a evitare di metter mai più piede in quel posto. Peccato, perché mi verrebbe comodo, trovandosi a due passi da casa di mia madre, in zona Città Studi.
Insomma, per farla breve: tornare a Milano Smistamento dove ero stato da ragazzo, respirare di nuovo quell'odore di ferrovia, vedere tutte assieme quelle macchine storiche, mi ha fatto tornare prepotente il sacro fuoco della passione ferroviaria. In questo link, La supercazzola sul vapore di Simone Luschi al M° Boccadoro.


Salutato il M° Boccadoro e caricatolo sul tram della linea 5 dopo un inseguimento alla Starsky & Hutch, ci si ritrova con Simone con le gambe sotto il tavolo al ristorante Acqua e Sale Due davanti a piatti di pesce di un certo pregio a discettar di treni e modellismo.

La mia idea di piazzare la E646.071 su un diorama, magari con qualche carrozza di complemento, viene bocciata da Simone. A lui le cose ferme non piacciono, non è uno dei cosiddetti "vetrinisti", quelli che spendono milionate di euri in modelli che restano immoti nelle teche o, addirittura, nelle scatole. Secondo lui dovrei piazzare un tratto di binario e farla andare avanti e indietro con un movimento automatico, il digitale permette anche questo senza grosso dispendio di denaro e senza particolari complicazioni tecniche.
Come sempre, il ritorno a casa, in questo caso in macchina, con in corpo una discreta quantità di Vermentino sardo, è occasione di riflessione. Davvero ho voglia di mettere in moto, è il caso di dirlo, un meccanismo del genere? Davvero ho intenzione di piazzare in soggiorno un locomotore che si muove avanti e indietro? Alfine, non sembrerebbe una cosa un po' ridicola? E poi, dove lo metto? Non è che abbia tanto spazio a disposizione. In alto, sopra la porta d'ingresso, verso il fregio originale? Oppure dalla parte opposta, sopra il divano? Mah, nessuna delle opzioni mi pare particolarmente affascinante. Sta a vedere che ora questa cacchio di E646 diventa un problema.
Ci penserò. In fondo, non è certo una priorità. Ho ben altre cose a cui pensare, che ai trenini. Ci mancherebbe altro. Quei tempi non ritorneranno più.

Forse.

martedì 24 settembre 2013

La gitarella a Follonica


Follonica non è che sia un posto tanto speciale, soprattutto in una piovosa domenica di marzo. Di brutto c'è soprattutto che per arrivarci da casa mia ci vogliono quattro ore di treno, con annessa levataccia per arrivare in tempo alla stazione di Voghera, passando da Genova (più quattro per il ritorno). Di buono c'è senz'altro il ristorante Il Sottomarino, dove la premiata ditta Luschi & Luschi ha avuto il buongusto di invitarmi per un sontuoso pranzo di mare.
Già, dice, cosa ci vai a fare a Follonica in una piovosa domenica di marzo? L'invito era a vedere uno dei plastici esposti da Andrea e Simone Luschi. Dite: ne valeva la pena? Confesso: sì. Quei due sono persone a modo, un po' muschiate come si conviene a dei maremmani veraci, ma quando ci si prende in simpatia il viaggio si fa volentieri e poi non potrò mai dimenticare i due immensi regali che mi hanno fatto e che non posso purtroppo citare, anche se uno è visibile in questo blog e l'altro avvenne due mesi prima (gennaio 2013) a Santo Stefano di Magra. Oltretutto, l'occasione è buona per conoscere altri amici di Facebook: Enrica Neala Dara (che ringrazio per la foto del plastico), Alina Maam e Michele Baragatti, che ha l'unico difetto di essere grillino. Ma gli passerà.


Insomma, già che c'ero, mi sono portato la mia E646, giusto per vederla circolare su un pezzetto di binario. Nulla a che vedere con l'ambientazione: il plastico in esposizione (eccone un dettaglio qui sopra) riproduceva la ferrovia Massa Marittima-Follonica Porto negli anni 10. Anzi, per la precisione il 10 settembre 1912.


Essendo il plastico digitale, era necessario adattare la E646 all'uopo. Ecco quindi Simone al banco di lavoro smadonnare nello scoprire che la macchina che mi era stata venduta era un discreto troiaio raffazzonato in qualche modo. Nell'altra foto, il babbo Andrea mostra il MultiMaus della Roco programmato col mio nome (non da lui, ché di digitale non ci capisce una sega) per far marciare il mio locomotore. Impresa NON riuscita dato che, appunto, la E646.071 non era propriamente in condizioni eccellenti. Pazienza. Dato che Simone deve venire a Milano la settimana ventura per la manifestazione Porte Aperte a Milano Smistamento, decide di trattenerla con sé per vedere di digitalizzarla come si deve.

Insomma: sulla via del ritorno, nelle lunghe ore solitarie di treno, pur non avendo visto la E646 in moto, cominciavo a pensare: perché tenerla su un mobile? Potrei mettere un pezzo di binario, niente di impegnativo, un pezzo di binario dritto a mo' di mensola, un diorama con un po' di vegetazione. Insomma, qualcosa di carino, via, che sarà mai?
E poi, magari, qualche carrozza, giusto per... ma no, con quel che costano.

Il germe, subdolo, infido, stava cominciando a insinuarsi.

Maledetti Luschi.

A Voghera, sul gippone la neve. Mica tanta, invero, però il ritorno a casa, stanco e affamato, a passo d'uomo lungo una A21 dove nessuno aveva avuto la bella pensata di passare uno spazzaneve fu un piccolo psicodramma.



domenica 22 settembre 2013

Un innocuo locomotore


 Si diceva: il fregio della E646. Lo so, la sto prendendo un po' alla larga. Eccolo qui, come mi è stato consegnato, a sinistra, nella colorazione arancio della livrea navetta, e da me riportato al verde magnolia originale recuperando il codice colore dalla Lechler, la Casa fornitrice ufficiale delle Ferrovie dello Stato all'epoca, e facendolo preparare in colorificio.


sabato 21 settembre 2013

L'antefatto

Andrea e Simone Luschi

Eccoli qua. Bellini, nevvero. No, non sono io, né l'uno né l'altro. 
Io sono quell'altro più sotto.
Ma andiamo con ordine.

La passione per i treni l'ho avuta fin da piccino, quando costringevo nonna Lucia a portarmi a Lambrate per ore. Idem zia Mirella al mare, in Liguria. Vabbè, storia comune a molti, non dilunghiamoci oltre.
Ovale Fleischmann regalato a 8 anni, con relativo smontaggio
e mai-più-rimontaggio di una bellissima locomotiva a vapore
tedesca a 4 assi motori con carrello anteriore e tender a 4 assi.
Poi, a 11 anni, uno start-set (adesso si dice così) Lima con
quella che sarebbe sempre rimasta ed è tuttora la macchina del
mio cuore, ovvero la E646, bagagliaio e carrozza UIC-X (scala
1:100 naturalmente) e, stravaganze della Lima d'antan, carrozza cinema SNCF. Attorno a quello start set costruii il mio primo vero plastico, a 12 anni, con 5 scambi elettrici e un segnale funzionante, tutto da solo, facendo i buchi nel compensato con un succhiello. Fu una grande soddisfazione davvero. Quel plastico rimase per anni nella casa in montagna, a Bratto. Naturalmente, anche quella E646 con motore G finì smontata e vivisezionata per mai più funzionare. Stiamo parlando del 1973.
Sulla E646 ci salii davvero, a Milano Smistamento, mi pare nel 1975 o giù di lì, grazie a nonno Alberto e al suo amico Faller che dirigeva se non sbaglio la squadra rialzo. In quell'occasione mi fu concesso pilotare per qualche metro una piccola locomotiva a vapore da manovra. Gaudio.
A proposito di E646: vedete sopra la mia testa? Quello è un fregio originale. Non posso dire chi me l'ha regalato, però è stato un grande regalo e l'ho restaurato personalmente ridandogli il meraviglioso colore verde magnolia delle origini.
Poi gli anni passarono. Nel 1990 iniziò per me quella che sarebbe stata una lunghissima e fondamentale storia sentimentale. Con la scusa di far giocare i figli della mia compagna, riuscii a convincere la medesima della assoluta necessità di installare un plastico in salotto. Et voilà. Un anno a trasformare il salotto in un cantiere per il MIO divertimento. A pensarci adesso, era un orrido panettone costruito in economia con tre circuiti separati senza alcuna coerenza modellistica, storica, estetica - ma io non avevo alcuna cognizione in materia, e non c'era Internet per informarsi. La parte elettronica, inclusi i tre alimentatori per i circuiti, era totalmente autocostruita: nella foto qui sotto quel che resta del pannello di comando. La foto del plastico non la metto perché non ne vale la pena.